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CONTRATTO NAZIONALE, “CLIMA POSITIVO” MA NECESSARI ALTRI INCONTRI

Si è svolto oggi, 5 febbraio a Roma, presso la sede nazionale di Confindustria il primo degli incontri di approfondimento sui singoli aspetti delle piattaforme per il rinnovo del contratto dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti. L’incontro odierno aveva all’ordine del giorno i temi del welfare contrattuale, e cioè la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria integrativa alle prestazioni del servizio sanitario nazionale e altre forme di sostegno al reddito per i lavoratori da costruirsi in caso di crisi aziendali e di ricorso agli ammortizzatori sociali. La Controparte ha illustrato nel dettaglio le proprie posizioni in materia e in particolare:

  •   Assistenza sanitaria integrativa
    ha confermato, a fronte delle richieste contenute in piattaforma, la proposta stabilire un contributo di 156 euro annui per garantire a tutti i dipendenti a tempo indeterminato e ai loro familiari fiscalmente a carico una forma di assistenza sanitaria in grado di offrire tutele in caso di “grandi interventi”, visite specialistiche, indennità sostitutiva per ricoveri in strutture pubbliche, odontoiatria e diagnostica, in linea con le prestazione offerte da mètaSalute (comprensive dei “pacchetti aggiuntivi” e ha dichiarato di voler discutere dei trattamenti per i familiari non fiscalmente a carico e dei periodi di assenza di retribuzione;
  •   Previdenza complementare
    ha confermato di voler incrementare il contributo a carico delle Aziende al 2% e senza più l’obbligo del dipendente di versare pari quota (pertanto sarebbe sufficiente un versamento del dipendente nella misura dell’1,2% mensile) e ha dichiarato la disponibilità a una campagna di informazione dei lavoratori non iscritti;
  •   Formazione per la riqualificazione
    ha confermato la proposta di prevedere un pacchetto di 24 ore di permesso per seguire corsi di riqualificazione in caso di riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali;
  •   Accantonamento di ferie e straordinari per l’uscita anticipata dall’azienda verso il pensionamento
    ha proposto di verificare le condizioni fiscali e contributive per accantonare ore di retribuzione (ferie, par o straordinari) per fruirne in modo di anticipare l’accesso al pensionamento;
  •   Congedi parentali a ore e permessi 104
    ha offerto di prevedere nel CCNL la fruizione a ore dei permessi per “congedo parentale”, in alternativa alla fruizione continuativa, in termini di equivalenza con i 180 giorni di congedo parentale per la nascita, prevedendo – salvo eventi particolare – la programmazione su base mensile. Tale programmazione sarà richiesta anche per la fruizione dei permessi della Legge 104;
  •   Lavoro “agile” e immigrati
    ha proposto un confronto sull’applicazione del “lavoro agile” di cui intende trattare anche il Parlamento e sulle questioni dei lavoratori immigrati.A fronte di queste posizioni, la delegazione Uilm ha dichiarato apprezzando i contenuti delle proposte, in particolare sull’assistenza sanitaria e sulla previdenza complementare, anche se –è stato ricordato – già oggi mètaSalute è destinata anche agli apprendisti e ai lavoratori a termine con contratto superiore a 12 mesi e che tale trattamento va migliorato. Sulla previdenza complementare è stato ricordato della richiesta di piattaforma di un versamento a carico dell’impresa obbligatorio per tutti i dipendenti (mentre tale obbligo non è, ne sarà previsto per i lavoratori che dovranno sempre decidere se aderire o meno alla previdenza complementare). Sulla questione della possibile uscita anticipata verso la pensione, sono state ricordate le difficoltà che derivano dalle quantità in gioco: l’accantonamento di una settimana di ferie e di una equivalente di straordinario potrebbe generare un solo mese di anticipo ogni due anni di lavoro e vi sono questioni legate alle sempre possibili crisi aziendali e al fatto che il singolo lavoratore potrebbe decidere di cambiare lavoro. Si è trattato comunque di un incontro positivo sia per i contenuti che per il clima, ma si dovrà attendere i successivi incontri, alcuni dei quali su tematiche che vedono maggiori distanze tra le Parti per capire se il negoziato avrà un’evoluzione positiva.

Roma, 5 febbraio 2016

UILM NAZIONALE

Da sottolineare che gli argomenti del rinnovo sono stati raggruppati in 4 temi di carattere generale:

  •   Welfare, Assistenza sanitaria integrativa e Previdenza complementare;
  •   Formazione, Salute e sicurezza;
  •   Aspetti retributivi, Inquadramento, Regole contrattuali e Partecipazione;
  •   Organizzazione del lavoro, Orari, Flessibilità, Politiche del lavoro;Nei giorni 5, 10, 24 e 25 febbraio si affronteranno i 4 argomenti generali. Nelle giornate del 1°, del 2 e del 9 marzo si svolgeranno ulteriori confronti ed è stata fissato un ulteriore incontro in “plenaria” per il 15 marzo per trarre le conclusioni di questa tornata di approfondimenti. E’ stato concordato che agli incontri parteciperanno delegazioni sindacali di 9 componenti comprensivi delle Segreterie nazionali. 

CONTRATTO: IL COMUNICATO DELLA UILM NAZIONALE

A valle dei primi incontri di trattativa (5 novembre, 4 dicembre, 22 dicembre 2015 e 21 gennaio 2016) lo stato della trattativa per il rinnovo del CCNL dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti non può che definirsi preoccupante per chi, come noi della Uilm, ha ritenuto e ritiene una buona pratica il rinnovo dei contratti alla naturale scadenza.

La presentazione nella sessione del 22 dicembre di un documento da parte di Federmeccanica e Assistal, che pur contiene aperture interessanti su taluni importanti elementi contrattuali, ha posto sul negoziato quale elemento dirimente l’aspetto salariale, non solo e non tanto sotto il profilo delle quantità, ma soprattutto sotto il profilo dell’impostazione politica.

Si tratta di un nodo non aggirabile del negoziato per stessa definizione della Controparte, in sostanza Federmeccanica e Assistal hanno proposto di modificare radicalmente (in questo senso è appropriata la parola “rinnovamento” da loro adottata) il tradizionale assetto retributivo della contrattazione nazionale:

  • a decorrere dal 2017, in quanto per il 2016 non ci sarebbero aumenti per recuperare – sostengono “almeno in parte” – lo scostamento tra inflazione prevista e quella consuntivata relative alla precedente vigenza contrattuale, gli incrementi dei minimi tabellari, infatti, calcolati sempre con riferimento all’”IPCA depurato” andrebbero solo a coloro che non hanno alcuna voce retributiva a carattere collettiva o individuale aggiuntiva al minimo contrattuale: persino aver maturato uno o più “scatti di anzianità” previsti dal CCNL escluderebbero il singolo lavoratore dal percepire l’aumento contrattuale;
  • di fatto, anche se dal punto di vista tecnico giuridico non si può parlare di “assorbimento”, il meccanismo proposto dalla Controparte avrebbe gli stessi effetti di una clausola di “assorbibilità generalizzata”, che impatterebbe gli scatti, premi mensilizzati o comunque fissi, Edr e “terzi elementi”, superminimi collettivi, ma anche i superminimi individuale anche laddove questi fossero esplicitamente definiti “non assorbibili”,
  • per completezza va aggiunto che le voci retributive più strettamente connesse alla prestazione, quali Pdr, straordinari e maggiorazioni per lavoro notturno, invece non escluderebbero dal beneficio dell’incremento dei minimi contrattuali. L’incremento dei minimi contrattuali quindi verrebbe percepito da un’esigua minoranza di dipendenti, stimata tra il 3 e il 5% degli addetti. A questa impostazione sul piano retributivo, Federmeccanica e Assistal aggiungono una serie di disponibilità anche importanti in materia di:
  •   Contrattazione aziendale: propongono di eliminare l’”elemento perequativo” previsto nel CCNL e pari 485 euro annui, “spalmandolo virtualmente” sui minimi contrattuali che crescerebbero (ma secondo le modalità di cui ai punti precedenti) nel 2017 di 37,31 euro mensili;
  • le imprese prive di contrattazione dovrebbero comunque prevedere un’erogazione di 260 euro annui, anche in modo unilaterale, a favore dei dipendenti.
  • Inquadramento: viene proposto di ridefinire le declaratorie ed eventualmente eliminare profili professionali obsoleti, valutare polivalenza e polifunzionalità, valutare se esistono figure di operaio da inquadrare in livelli superiori al 5S, ridefinire l’inserimento in azienda e la mobilità professionale. Propongono inoltre la sostituzione degli scatti di anzianità con un non meglio precisato “elemento di professionalità”.
  •  Assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare: per l’assistenza sanitaria integrativa propongono di porre a carico delle imprese anche la quota che con métaSalute oggi è a carico del dipendente (3 euro) e per quanto riguarda la previdenza complementare l’incremento del contributo aziendale al 2% anche senza il corrispondente incremento a carico del lavoratore.
  • Formazione e diritto allo studio: la Controparte propone di riconoscere 24 ore per triennio a ciascun dipendente per la formazione continua, di definire programmi di riqualificazione in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali e di rimodernare, anche alla luce dei cambiamenti sociali e dell’istruzione il diritto allo studio.
  • Orario di lavoro: dichiarano una disponibilità a allungare i termini di accantonamento nella banca ore di straordinari permessi e ferie per una fruizione da parte del dipendente in prossimità del pensionamento, ma chiedono la maturazione dei PAR in base alla presenza, di poter monetizzare i 5 PAR annui a disposizione dell’azienda e il computo dello straordinario al superamento delle 40 ore settimanali.
  •  Diritti di informazione e partecipazione. Dichiarano una disponibilità a ridefinire e a razionalizzare il sistema previsto dal CCNL, ma in tema di effettiva partecipazione restano sul vago.
  • Salute e sicurezza. Propongono di organizzare in materia di sicurezza una evento annuale a livello nazionale.
  • Relazioni sindacali. Propongono il recepimento del “Testo unico” del 10 gennaio 2014
  •  Appalti. Nel documento consegnato Federmeccanica e Assistal propongono di rivedere la norma contrattuale che limita il ricorso agli appalti in casodi attività ordinaria dell’impresa.
  • Trasferta e reperibilità. Viene datala disponibilità a rivedere i trattamenti di trasferta e di reperibilità a decorrere dal 2017.
  •   Trasferimenti. Viene proposto di rivedere la norma contrattuale, in particolare definendo il concetto di comprensorio. Da questa breve disamina delle posizioni fornite per iscritto dalla Controparte e che possono essere approfondite leggendo direttamente il testo, si comprende come nella proposta complessiva vi siano:
  •  un nodo di carattere politico, relativo all’impostazione data sulla platea di coloro che dovrebbero percepire gli aumenti contrattuali;
  • una serie di questioni di merito che vanno da aspetti sicuramente positivi come quelli relativi all’assistenza sanitaria integrativa e alla previdenza complementare, a tematiche interessanti ma comunque da approfondire come la formazione e l’inquadramento, ad altri su cui occorre essere più coraggiosi come quelli relativi alla partecipazione e alla contrattazione aziendale, ad altri infine che sono più ostici da affrontare come quelli relativi alla gestione degli orari e dello straordinario.
  • In questo difficile quadro, anche il contesto esterno fornisce segnali contraddittori, con negoziati conclusi che dimostrano che rinnovare i contratti nazionale è utile e possibile, e difficoltà in altri negoziati del settore industriale ma anche del terziario e nel pubblico impiego. Certamente, la proposta unitaria per la riforma delle relazioni industriali aiuta il nostro negoziato, perché smentisce l’idea che si sta tentando di far passare di un Sindacalismo Confederale incapace di proporre innovazioni, ma non deve fornire alibi alle Controparti per sottrarsi o dilatare il negoziato perché il rinnovo del Ccnl dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti è giusto e utile ai lavoratori, alle imprese e al Paese. Nell’incontro odierno, pur sapendo che l’impostazione politica della Controparte in materia di aumenti contrattuali resta un elemento di forte contrasto, si è deciso di utilizzare la riunione del 28 gennaio per pianificare i necessari approfondimenti sulle altre tematiche oggetto del negoziato che si svolgeranno in sede tecnica nel corso del mese di febbraio, per poi riconvocarsi in trattativa plenaria con una visione completa delle reciproche posizioni e proposte.
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    Roma, 21 gennaio 2016

    UILM NAZIONALE

“LA FERRARI IN BORSA, UNA SFIDA IMPORTANTE”

«La Ferrari è un fiore all’occhiello del nostro Paese. E penso che quella di farla uscire da Fca sia una sfida importante e non certo un salto nel buio. Se una ripresa industriale c’è nel nostro Paese, lo si deve proprio ai risultati che stanno raggiungendo Fca e Ferrari». Così Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha salutato, con una dichiarazione all’agenzia Adnkronos, la quotazione in Borsa di Ferrari. «Noi valutiamo positivamente quanto accade oggi – ha continuato Palombella – perché la Ferrari rappresenta un modello di riferimento nel nostro settore manifatturiero». E anche quella di Ferrari, per Palombella, rappresenta una scommessa vinta per il sindacato. «Appena tre anni fa – ha continuato – tante cose su Fca che oggi sembrano scontate non lo erano per tanti. Noi abbiamo scommesso allora su questo progetto, non solo oggi. E si tratta di una scommessa vinta, grazie all’impegno delle maestranze».

“CON GLI STUDENTI PER ENTRARE NELLA SOCIETA’ DA PROTAGONISTI”

Pubblichiamo l’articolo scritto del segretario provinciale Angelo Nozza per “Fabbrica Società”, l’organo ufficiale di informazione della Uilm nazionale, in merito al convegno “Il diritto di… pensare in grande!” organizzato dall’organizzazione bergamasca dei metalmeccanici alla Casa del Giovane il 18 novembre scorso con l’Istituto tecnico “Paleocapa”. Un evento partecipatissimo (vi hanno aderito quasi 500 studenti delle classi quarte) di cui Nozza, nel testo, spiega le ragioni e il significato.

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PALOMBELLA: “PERCHÉ IL SALARIO MINIMO NON CI CONVINCE”

Pubblichiamo l’articolo d’apertura, firmato dal segretario generale Rocco Palombella, di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, on line sul sito della Uilm da mercoledì 25 novembre.

Si fa un gran parlare del salario minimo, soprattutto in vista di un possibile intervento del governo, nel caso in cui le parti confederali non dovessero trovare un accordo a breve. L’esecutivo per il momento ha scelto di non invadere il terreno di gioco delle parti sociali. Ha, quindi, congelato il decreto del Jobs act che prevedeva l’introduzione in via sperimentale del salario minimo legale nei settori non coperti dalla contrattazione. E’ nota, invece, la divisione che ha allontanato finora i sindacati confederali da Confindustria, in merito alla questione contrattuale, al punto che il leader degli industriali Giorgio Squinzi ha invitato il governo a fare quel che deve.

Per quanto riguarda i metalmeccanici il riferimento all’introduzione del salario minimo è giunto anche sul tavolo a cui siedono sindacati e Federmeccanica, riuniti proprio in Confindustria per dare una soluzione positiva al Ccnl che scade a fine anno. Su questo tema fin da subito abbiamo registrato una vera e propria distanza dall’impostazione enunciata da Federmeccanica. Infatti, anche se con modalità diverse, Uilm, Fim e Fiom attribuiscono al contratto nazionale la funzione di distribuire degli aumenti salariali all’insieme dei lavoratori della categoria. Federmeccanica ritiene di farlo diversamente da noi.

Per gli imprenditori meccanici il contratto nazionale dovrebbe avere un ruolo regolatorio e di garanzia, cioè fissare i minimi retributivi, mentre gli aumenti veri e propri, se ci sarà ricchezza prodotta da retribuire, dovrebbero essere di competenza della contrattazione aziendale. La stessa Federmeccanica ha dichiarato (sottolineando di aver ricevuto anche il mandato dal presidente di Confindustria), di puntare ad un’intesa utile a normare i rapporti di lavoro dei metalmeccanici e di stabilire, dentro lo stesso Ccnl, le relazioni funzionali tra contrattazione nazionale e quella aziendale.

E’ in questo frangente che è comparsa la proposta del salario minimo garantito. Così com’è la situazione nelle realtà del mondo metalmeccanico, il modello proposto rischia di destabilizzare l’intero sistema contrattuale, perché gli incrementi salariali proposti andrebbero in tasca solo agli addetti che già percepiscono i minimi contrattuali esistenti. All’interno del nostro settore ci sono quasi due milioni di lavoratori con retribuzioni diverse e l’ipotetico salario minimo andrebbe, quindi, solo ad una parte. Noi stimiamo che si tratta di un bacino corrispondente al 3% dei metalmeccanici e non si può rinnovare un contratto che darebbe dei benefici solo a loro.

Riguardo, poi, alla volontà di Federmeccanica di arrivare ad un contratto innovativo con il placet di Confindustria, è utile rammentare che la confederazione degli industriali guidata da Squinzi ha provato a realizzare un’intesa con Cgil, Cisl e Uil. I sindacati hanno tentato di condizionare Confindustria e alla fine non c’è stata la possibilità di realizzare un’intesa. Lo stesso presidente di Confindustria ha preferito la scorciatoia, attraverso l’accordo contrattuale ai chimici, cioè la sua categoria d’appartenenza. Ora prova a buttare la palla, che non ha giocato a livello confederale, nel campo dei metalmeccanici. La peggiore umiliazione che potremmo infliggergli è proprio quella di modificare il sistema contrattuale nei punti dove non è riuscita Confindustria.

E’ bene che Federmeccanica non si presti a questo gioco. Agli imprenditori metalmeccanici abbiamo fatto sapere che siamo disponibili a fare un contratto innovativo, ma dietro la parola innovazione non deve celarsi la concreta deregolamentazione del sistema contrattuale. Il sistema ha riguardato tutti i lavoratori e, soprattutto, ha mantenuto una funzione legislativa. Tuttora i contratti nazionali di lavoro vengono utilizzati dalla magistratura del lavoro come punto di riferimento per regolare gli eventuali contenziosi esistenti tra le parti. Prima ho citato il contratto dei chimici. L’intesa raggiunta è stata positiva, perchè ha mantenuto il primo e il secondo livello, cioè il contratto nazionale e quello legato agli obiettivi aziendali. Anche i metalmeccanici prediligono questa impostazione.

Il nostro obiettivo è, infatti, quello di rinnovare un contratto che mantenga i due livelli contrattuali, che stabilisca un salario minimo per tutti i lavoratori, che definisca la possibilità di poter rinnovare i contratti di secondo livello. Oggi il salario minimo per l’80% del mondo del lavoro è stabilito dai minimi retributivi indicati nei contratti. E’ evidente, nei rimandi alla contrattazione contenuti negli ultimi decreti sul Jobs act, quel a cui punta il governo: incentivare i negoziati di livello aziendale, spostare in maniera più decisa rispetto al passato il baricentro della contrattazione dal centro alla periferia. Qui ci sono gli spazi per le nuove flessibilità organizzative scambiate anche con la flessibilità salariale fino alle deroghe agli accordi nazionali. La fissazione dei minimi retributivi è stata storicamente prerogativa delle parti sociali nell’ambito della libera contrattazione collettiva. Ed il sindacato rimane un pezzo importante della democrazia in Italia proprio perché dispone di questo importante ruolo.

Negli altri paesi europei non è proprio così. Facciamo degli esempi. In Belgio le organizzazioni sindacali e datoriali siglano un apposito accordo di livello nazionale mirato a stabilire il minimo retributivo. Nel modello belga il livello retributivo è incrementabile e derogabile in meglio dagli ulteriori accordi raggiunti a livello settoriale. In Spagna, prevale un approccio più improntato a dinamiche concertative, ovvero di dialogo sociale: il minimo salariale è fissato per legge ma solo in seguito a consultazioni tripartite tra organizzazioni sindacali, datoriali e governo. In Francia e Olanda il minimo salariale è stabilito direttamente dall’autorità governati. In Gran Bretagna il minimo salariale è fissato dal governo, ma sulla scia delle indicazioni fornite da apposite commissioni indipendenti. In Germania il legislatore ha previsto l’istituzione di un’apposita Commissione tripartita, composta da esperti, rappresentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali. Questo organo, esaurito il “regime di transizione” e quindi a partire dal 1 gennaio 2018, avrà il compito di formulare annualmente delle proposte per la revisione del livello retributivo fissato per legge.

E’ evidente come in Europa prevalga il coinvolgimento delle parti sociali nella fissazione del salario minimo legale. Se ciò avvenisse anche in Italia, è possibile prevedere una riduzione del potere contrattuale delle parti sociali. Ma,rispetto a tale eventualità, si potrebbero registrare anche un incremento dei prezzi, dovuto ad uno scarso incremento reale del potere d’acquisto, ed una riduzione dell’occupazione dei lavoratori con basse qualifiche, con incremento del lavoro nero. Dal punto di vista giuridico, poi, il salario del contratto nazionale, da riferimento imprescindibile di rango costituzionale, diverrebbe una determinazione convenzionale. Decostituzionalizzare il salario contrattuale significherebbe sterilizzare il più efficace mezzo per garantire effettiva e generalizzata capacità regolativa al contratto nazionale. Insomma, è meglio che il governo si astenga ad intervenire sul tema in questione con un’apposita legge.

E’ auspicabile, invece, che sindacati ed imprenditori, in sede confederale, decidano di concordare una proposta sul salario minimo, insieme ad un valido schema di contrattazione nel quale applicare le regole della rappresentanza. Allo stato dei fatti, i metalmeccanici hanno il compito di rinnovare con le regole esistenti il contratto nazionale. Poi, si decida pure del salario minimo. Ma lo si faccia in sede confederale e non da altre parti.