“Fino a pochi anni fa, nel nostro lavoro di sindacalisti eravamo abituati ad affrontare le diverse situazioni che ci si presentavano utilizzando schemi consolidati e perfezionati negli anni. L’organizzazione che si è sempre impegnata nella ricerca di nuove strade e soluzioni innovative è stata anche la Uilm. Nella maggior parte delle situazioni, positive o negative che fossero, abbiamo abituato la nostra gente ad accordi di taglio tradizionale basati su leggi e regole di mercato di un certo tipo ed su un’economia in crescita. Da qualche tempo, tuttavia, ci stiamo accorgendo che non è più così. Il mondo sta cambiando, i mercati sono sempre più competitivi e la pesantissima crisi iniziata nel 2008 ha fatto il resto. In uno scenario simile, dove tutte le certezze sono venute meno, chi fa sindacato in modo responsabile si è dovuto obbligatoriamente porre il problema del dover “scendere a patti” con le proprie convinzioni e con una cultura consolidata da decenni di accordi”. Comincia con queste parole l’intervento a firma del segretario provinciale della Uilm di Bergamo, Angelo Nozza, pubblicato nel n. 2 del gennaio 2015 di “Fabbrica Società”, il periodico quindicinale dell’organizzazione nazionale di categoria diretto da Antonello Di Mario.
La riflessione prende in esame, in particolare, il “caso Mazzucconi” e lo propone come paradigma per avviare un dialogo, serrato ma franco, con le imprese al fine di salvaguardare, in primo luogo, i posti di lavoro e di valorizzare il ruolo partecipativo del sindacato all’interno delle aziende in tempi caratterizzati da difficoltà e trasformazioni sempre più rapide.
Il testo integrale dell’intervento è disponibile all’indirizzo Internet http://www.uilm.it/upload/ckeditor/files/2015FABBRICASOCIETAn_22901definitivo.pdf
IL “CASO MAZZUCCONI” SU “FABBRICA SOCIETA'”
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