“In merito al dibattito sulle pensioni che in queste settimane sta animando le discussioni politiche e sindacali, stupisce il totale silenzio riguardo alle prospettive per i cosiddetti “lavoratori precoci”, ovvero coloro i quali hanno iniziato la loro attività lavorativa per esempio a 14 o 15 anni. In Bergamasca ce ne sono ancora molti, epigoni di generazioni per le quali la scelta di lasciare la scuola non era un’opzione su cui riflettere, ma una necessità imposta da bisogni contingenti”. Lo dichiara il segretario generale della Uilm di Bergamo, Angelo Nozza, con riguardo alla discussione per l’introduzione di un criterio di flessibilità nell’uscita dal lavoro, ipotizzata da più parti a partire dai 62 anni (ma con inevitabili e proporzionate riduzioni del l’assegno). “La recente sentenza della Corte Costituzionale in merito alle mancate rivalutazioni delle pensioni rischia di far andare in secondo piano i drammi vissuti da chi non ha ancora avuto la fortuna di poter accedere al vitalizio pubblico e non potrà farlo a breve termine – aggiunge Nozza -. Ricordiamo che, per quanto riguarda i lavoratori precoci, parliamo di persone che dal 2011 sono state inserite nel calcolo pensionistico basato sul criterio contributivo e che, nei fatti, rischiano di poter andare in pensione solo con 47, 48 se non 49 anni di anzianità sulle spalle”.
Il segretario dell’organizzazione di categoria dei metalmeccanici della Uil rimarca “la difficoltà di orientarsi in un dibattito affrontato, finora, più per titoli che per sostanza mentre è dimostrato nei fatti che, ormai, ogni legge può essere impugnata con fondamento, anche se tardivamente”. E aggiunge: “Come Uilm poniamo una questione seria, che colpisce da vicino il nostro territorio. Siamo consapevoli di essere, per qualcuno, “periferia dell’impero” ma, nonostante questo, crediamo che la questione non possa essere scavalcata con superficialità come, purtroppo, sembra stia accadendo”.
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PRIMO MAGGIO A BERGAMO CON UIL, CISL E CGIL: PROPOSTE E INIZIATIVE
TENARIS: AVANTI COI CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ
Avverrà anche attraverso il coinvolgimento dei siti produttivi di Costa Colpino, in Bergamasca, e Arcore, nel Milanese, la gestione degli esuberi annunciati da Tenaris all’interno del sito produttivo di Dalmine a causa del brusco calo dell’attività produttiva correlata alla diminuzione degli ordini dal mercato americano per la diminuzione del prezzo del petrolio. La linea della multinazionale dell’acciaio è stata confermata nell’incontro di martedì pomeriggio, 28 aprile, fra azienda e sindacati – alla presenza dei vertici di tutte le sedi del Gruppo – e riguarderà, in particolare, la possibilità di trasferire negli altri due stabilimenti – dove ci sono addetti che possono accedere alla pensione – personale oggi presente in quello dalminese. Per tutti gli altri la multinazionale, che ha purtroppo confermato i dati relativi al calo produttivo denunciato già all’inizio dell’anno, ha ribadito la disponibilità a discutere di contratti di solidarietà: “Sarà la base di partenza dell’incontro già programmato per il 18 maggio – ha riferito al termine il segretario generale della Uilm, Angelo Nozza -. Siamo soddisfatti per questa apertura, peraltro già preannunciata, e anche per la recente riconferma di 21 apprendisti su 25. È segno che Tenaris è tornata a valutazioni di merito, come da noi auspicato sin dall’inizio. Ovviamente, come sindacati, terremo alta l’attenzione nella gestione di una vertenza che rimane comunque delicata”. Il tema dei contratti di solidarietà si affiancherà presto anche a quello degli incentivi alla mobilità: “Il nostro obiettivo – ha concluso Nozza – è di arrivare a una definizione delle questioni aperte prima della pausa per le ferie di agosto. Intanto va rimarcata l’importanza delle aperture dell’azienda in risposta alle nostre istanze”.
AL VIA LA CAMPAGNA FISCALE DEL CAF: ECCO I DOCUMENTI NECESSARI
FIAT, BARBAGALLO: “FINALMENTE NUOVE RELAZIONI INDUSTRIALI”
“Finalmente, la Fiat ha parlato di nuove relazioni industriali con il coinvolgimento del mondo del lavoro nei risultati d’impresa: è ciò che come Uil chiediamo da molti anni e questa decisione ci soddisfa particolarmente. Poi, ci sono 15 miliardi di investimenti, non ci sono esuberi e c’è un rilancio significativo dell’azione del gruppo in Italia che fa ben sperare per il futuro”. Lo ha dichiarato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, a margine dell’incontro con l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, che ha presentato il nuovo sistema retributivo per i lavoratori condiviso con le parti sociali. Il verbale d’intesa è stato sottoscritto da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri e si basa, in sintesi, su due pilastri:: un bonus annuale che sarà calcolato sui risultati di efficienza produttiva con un valore medio del 5% del salario base, e, in casi di over performance, potrà arrivare ad un massimo del 7,2%. E un secondo bonus trimestrale collegato al raggiungimento dei risultati economici per l’area Emea, inclusi i marchi premium Alfa Romeo e Maserati, contenuti nel piano strategico 2015-18. Il compenso totale per il periodo quadriennale è pari al 12% del salario base che potrà arrivare, in casi di over performance, al 20%. “Le risorse per il contratto – 600 milioni in 4 anni- sono consistenti – ha aggiunto Barbagallo -.La prospettiva è finalmente quella di una maggiore tranquillità e della messa in sicurezza di tutti gli stabilimenti, rispetto alla produzione e rispetto all’occupazione. Riteniamo che sia stata fatta un’operazione da valutare positivamente. Noi parteciperemo affinché tutto ciò si realizzi, anche perché il contributo dei sindacati firmatari e i sacrifici dei lavoratori sono stati fondamentali per il raggiungimento dei risultati positivi fatti registrare dal Gruppo”.